Origini di Pollutri
Le origini di Pollutri
Dire che Pollutri ha origini antichissime, non è una frase fatta ma una realtà.
La prima traccia è fornita dal ritrovamento occasionale in località Crivella di alcune pietre finemente lavorate. Erano: tre punte di freccia in purissima selce bianca (una intera, una spuntata ed una priva di codino per l'immanicatura nel bastone di lancio); cinque amigdale, utensile universale che veniva impugnato e serviva per scalfire, colpire, battere ed altro, (due complete di ogni parte, due con alcuni spigoli consumati ed una appena abbozzata); due raschiatoi, usati come coltelli e raschietti per pulire le pelli. Nello stesso campo c'erano tante pietre di una certa dimensione e più o meno tutte uguali. Alcune erano allineate in modo curvilineo. Si trattava di un accampamento provvisorio di caccia o era un insediamento stabile? In ogni caso siamo nel Neolitico, più o meno tra il 3.000 - 2.000 avanti Cristo. Il materiale fu inviato al Museo del Castello de L'Aquila.
Un altro ritrovamento occasionale è avvenuto intorno al 1930 in località Caprareccia di Piano Valle: due scheletri di persone molto alte circondati da pietre. Il materiale fu distrutto dai contadini che aravano il terreno e poi se ne vantarono con il padrone che li rimproverò molto. (testimonianza di mio padre Giovanni Aruffo). Considerata la statura degli inumati possiamo forse parlare di persone del "periodo orientalizzante" (VIII - VI a.C.)
L'archeologa Elena Fabbricotti segnala la presenza di un santuario italico e di una stipe votiva in località Civita. Nella zona sono stati fatti tantissimi ritrovamenti: centinaia di testine votive in argilla, decine e decine di antefisse (tegole decorative sul frontone di un tempio), statuette in bronzo raffiguranti Giove e forse anche Ercole.
Sempre a Civita , seconda metà degli anni settanta del secolo scorso, su un'estensione di circa due ettari venne alla luce, durante i lavori di impianto di un vigneto, un autentico cimitero: grossi vasi di argilla grezza e tantissimo piccolo vasellame fine di colore nero. Era un cimitero di tombe ad incinerazione? Secondo Antony Slade, archeologo inglese che passò tanto tempo nelle nostre zone, siamo nel IV-II sec. a.C.) Documenta forse la battaglia tra Romani e Italici Abruzzesi (Frentani, Marrucini, Sanniti) avvenuta nell'anno 308 a.C. e riferita dallo storico Diodoro Siculo? In quella battaglia i Romani vinsero e distrussero Pollitium (primo nome di Pollutri) e poi esiliarono i superstiti mandandoli più a sud e questi fondarono una colonia che chiamarono Interamna (oggi Termoli).
Pollitium era senza dubbio un paese appartenente al municipio di Histonium (Vasto) che amministrava il territorio compreso tra i fiumi Sangro e Trigno, addentrandosi per molti chilometri all'interno.
Negli stessi anni settanta in zona La Martina: un grosso triedro in muratura con malta cementizia , con spigolo di circa m 2 e spessore m 0,5 (forse una parte di una cisterna), demolito solo con l'aiuto di un escavatore, e tegoloni a non finire (usati per la copertura di tombe ad inumazione). Materiale tutto trasformato in coccio pesto che gli abitanti della zona usarono per fare le massicciate davanti alle loro case.
Nell'anno 774 d.C. abbiamo il primo documento scritto; proviene da Benevento. Il principe Arechi II dona al monastero di S. Sofia in Benevento la chiesa di S. Giovanni situata nel Casale Polluci Nell'anno 829 d.C. gli imperatori Ludovico e Lotario donano curtem Pollotri (il casale Pollutri con il suo territorio) all'abbazia imperiale di S. Maria di Farfa (Fara Sabina, Lazio).
Nell'anno 1015 il signore longobardo Raynerius e sua moglie Engeltrude, per la salvezza delle loro anime, fanno costruire nel territorio di Pollutri un monastero e lo dedicano a S. Barbato. Gli assegnano tanti beni: un mulino sul fiume Osento; il cimitero di Pollutri, terreno agricolo pari a 270 ettari e sette chiese: due nel territorio di Pollutri (S. Maria e S. Bartolomeo) e cinque in quello di Ilice (S. Pietro, S. Giovanni, S. Lucia, S. Angelo, S. Cesario).
Anton Lodovico Antinori segnala che il giovane conte Borrello, figlio di Odorisio Borrello, donò, nel 1061, al monastero di S. Giovanni di Pollutri la Chiesa dei SS. Martiri Valentino e Damiano con la fara annessa, situate entrambe nel territorio del Castello di Borrello all'inizio della valle del fiume Sangro. Purtroppo il settecentesco storico aquilano non fornisce alcuna documentazione, per cui non è possibile fare alcun riscontro con altre fonti.
Tra il 1061 ed il 1073 i Pollutresi costruiscono nel territorio di Ilice la prima chiesa dedicata a S. Nicola di Myra, precedendo di molti anni gli abitanti di Bari. Per questo motivo Pollutri gode di una supremazia e noi dovremmo esserne orgogliosi.
Vittorio Aruffo